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Fobia sociale

 

Ho 24 anni e scrivo da XXXXXX. Soffro di fobia sociale e fino ad ora ho provato una terapia ad XXXXXX col professor XXXXXXX e una terapia cognitivo comportamentale a XXXXXX senza però ottenere alcun risultato (durata terapia a XXXXXX 18 mesi)

Ecco in breve il mio problema: 

  • Punto di fondamentale importanza e ben definito:

GLI ALTRI MI OSSERVANO MENTRE PARLO O COMPIO QUALCOSA

Meccanismo di controllo: visivo (compresi i miei famigliari) 

 Quando parlo davanti a qualcuno sento come dentro di me un’altra figura che osserva attentamente l’andamento del mio discorso: se           sbaglio qualcosa mi fa venire sensi di colpa, sfiducia e disprezzo per me stesso( chi è quella figura che compare ogni volta dentro di me per mettermi in allarme e castigarmi????)

  • Non so affrontare le critiche e le opinioni altrui senza irritarmi: se ad una riunione devo controbattere le idee di un altro che la pensa diversamente da me perdo le staffe, inizio a provare una grande ansia allo stomaco e per non scatenare sudore e tremore della voce me ne sto zitto con la rabbia dentro ben repressa.

  • Quando sono in un luogo con qualche persona (in autobus, bar, biblioteca, università, in chiesa per esempio) sento come se tutti mi guardassero, con due grosse conseguenze:

  1. Provo continuamente una forte tensione, che si scatena in panico se dovessi "spiccare" fra tutti per un qualche motivo come soffiarmi il naso, iniziare a parlare con qualcuno e sapere che gli altri mi sentono, togliermi il giubbotto, camminare davanti ad un gruppo di persone o attendere il mio turno per farmi delle fotocopie in una piccola aula piena di ragazzi;

  2. La tensione crea un "meccanismo di controllo" particolare: io non guardo niente ma vedo soltanto, nel senso che tutta la mia attenzione è rivolta alla paura che gli altri mi osservino e analizzino senza tenere minimamente conto del paesaggio, della bella ragazza, del monumento che guardo. In altri termini è come se io fissassi il mio dito che mi sta di fronte ma nello stesso tempo vedessi il colore della macchina che passa o più specificatamente vedessi il colore rosa dei volti che sono girati verso di me e che forse mi guardano. Questo crea anche un fastidio fisico a livello della vista che risulta sforzata nello stare attenta a tutto.

  • Sono molto permaloso nel senso che ogni battuta o critica la vivo come una pesante offesa al mio orgoglio personale, come se la mia personalità fosse costruita su basi poco solide e insicure e che al primo colpo di vento tutte le mie difese crollassero.

  • Sono invidioso nei confronti delle persone che sono più brave di me ad esprimersi in pubblico senza problemi.

  • Possiedo una bassissima autostima tenuto conto della mia pessima situazione universitaria e della mia vita amorfa senza amici, senza soldi, senza ragazza , senza progetti, senza interessi ed esperienze(sia chiaro che questa vita non la voglio ma mi è imposta dalla fobia). Mi ritengo perciò una persona poco interessante dato che a causa delle mie paure (paura di sudare e paura di non riuscire a sorridere) metto in atto tutta una serie di evitamenti per non entrare in contatto con persone.

  • Sono fortemente inibito: non posso fare o dire niente altrimenti qualcosa che c’è dentro di me mi punisce con i sintomi dell’ansia e del panico e io i sintomi non li accetto perché mi fanno essere diverso dagli altri, mi fanno sembrare un matto, non mi lasciano fare nessuna esperienza, mi fanno vergognare e non essere normale.

Supponiamo che io fissi un incontro con altre persone (riunione, pizza con gli amici, chiacchierata al bar ecc.). La mia ansia comincia da subito, da quando fisso l’impegno dell’incontro e si manifesta con: ansia allo stomaco, sudorazione alle ascelle, nervosismo, tensione muscolare. Il mio pensiero è rivolto alle immagini che mi creo del possibile attacco davanti a tutti. Nel momento dell’incontro quando si inizia a parlare ha inizio l’attacco: durante questi terribili momenti sono immerso nella costante speranza che i miei sintomi scompaiano perché non ce la faccio a sostenerli e li odio. Come posso esprimere quello che ho dentro se non riesco a parlare col nodo che provo alla gola, la forte ansia allo stomaco, la respirazione che non mi lascia l’aria sufficiente per poter pronunciare bene le parole?

  • Se esprimo la mia opinione su qualcosa di serio di fronte a qualcuno mi sembra di non essere ascoltato, sembra che tutti prendano molto alla leggera la mia opinione, sembra che nessuno creda che io possa fare una considerazione seria su qualcosa come la vita, l’amore ecc.

    Sento però anche la necessità di fare discorsi impegnativi in modo tale che gli altri pensino bene di me, dicano che sono una persona con un carattere forte: così la persona che sta dentro di me si può convincere di essere approvata, accettata.

    Ho un bisogno estremo di inserirmi nella società, di far ascoltare la mia voce al mondo: ma questa è sinonimo di libertà e la vocina che sta dentro non vuole essere libera perché essere liberi vuol dire essere anche diversi, essere soli e lei invece ha bisogno di conforto, di sostegno, di appoggio e di lode.

    Cosa mi resta da provare come terapia??????

 


 

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