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 L'assedio si può rompere



Vorrei anzitutto, ringraziare gli amici del CISP, che non conosco, ma stimo e apprezzo la loro missione e tutti coloro che hanno pubblicato le loro storie, che mi hanno fatto più effetto delle benzodiazepine che vivono con me da molti anni. Ho 45 anni, sono un dirigente d'azienda e vi racconto la mia storia, emblematica e strana per certi versi, che inizia, o termina secondo i punti di vista, a 18 anni: influenza, letto, dolore alla testa = cancro al cervello. Niente di vero, nemmeno un valore del sangue fuori posto. Così ho iniziato a convivere con uno scomodo me stesso, ho iniziato a cercare di controllare qualcosa di incontrollabile. Senso di soffocamento, vertigini, Dio l'infarto: adesso muoio e nessuno mi può salvare. Uscivo solo con la mia ragazza, mi spaventavo di banalità, stavo bene solo in casa, inventavo malattie inesistenti per dormire con i miei. Raccontai tutto al mio medico, che mi prescrisse un farmaco. Vivevo un pò meglio. Poi 3 anni dopo il primo lavoro a tempo determinato, fu un dramma, accettai perché non potevo giustificare un rifiuto, ma mi licenziai 3 giorni prima della scadenza dei tre mesi. Pensai, non mi richiameranno più, sono salvo. Invece mi richiamarono per assumermi a tempo indeterminato. Quella era la fine: significava entrare in un incubo. Furono 10 o 15 giorni vissuti come voi sapete, poi un mattino mi alzo: sparito tutto, tutto davvero, solo un po' di nervosismo saltuario. Mi sembrava di aver spalancato la finestra di una casa rimasta al buio per troppo tempo e di aver visto il sole e respirato la brezza del mare. Fu un periodo magnifico, poi 3 o 4 anni dopo, a seguito di un abbassamento di pressione, visione annebbiata, sudorazione, il mio nemico tornò a farmi compagnia e non mi ha lasciato più. Ho fatto terapia di gruppo, psichiatri, tutto inutile. Con l'aiuto di un farmaco, sempre lo stesso, ho vissuto male, ma ho vissuto e continuo a vivere: mi sono laureato, ho girato il mondo in aereo anche se ieri ho preso la macchina e a metà strada sono tornato a casa. Sono sposato, ho una figlia, ho cambiato lavoro più volte, migliorando sempre. Anch'io, come molti di voi, sento di essere uno spettatore che vede la sua vita scorrere sullo schermo, vivo momenti di irrealtà e di panico acuto e durante le crisi mi ripeto: non è vero, calma, stai bene anche se ti senti svenire. Certo, sapere che dipendo da una pasticca presa a ritmi precisi, giocando sempre d'anticipo, e a dosi variabili secondo i periodi, non mi rallegra, ma dico questo per darvi una speranza, l'assedio si può rompere, coraggio......... mi piacerebbe però anche andare oltre e vincere del tutto la mia battaglia. Come posso fare?            

 


 

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