Per
Amore
Sono una 32enne vissuta a T****** per 30 anni e per amore si è trasferita
in E***** da 2. A T****** ero la principessa di casa, avevo un lavoro a
tempo indeterminato con uno stipendio medio basso, nessun amico. Mia madre
mi è sempre stata vicino, mi faceva partecipare alla sua vita. Mio padre
anche se più assente mi dava una mano nei momenti difficili anche se in
modo diverso da mia madre. Ora mi trovo a quasi 300 kilometri di distanza
dai miei genitori e mi sento eliminata dalla loro vita. Loro vivono il mio
trasferimento come lutto ( mi hanno detto). In casa la mia vita è
sparita, è come se io non fossi mai esistita li. Le mie foto sono state
tolte dalle pareti, le mie cose non lo so. Me ne sono fatta una ragione,
ma se continuo a giustificare gli altri la mia personalità scoppia, si
spezza. Mia madre è venuta a trovarmi 2 week end in 2 anni. Mio padre
nemmeno a nominare l’E*****. Non verrà mai. Lui ha vissuto il mio
allontanamento come qualcosa di personale e si sente abbandonato. Il
concetto dell’abbandono anche se non in modo continuativo a volte mi
viene detto da lui, dai parenti e da mia madre. Ormai è entrato nel mio
inconscio. Non mi telefona se non per cose urgenti ( assicurazione,
raccomandata: l’ho sentito 5 volte in 2 anni). Al telefono sento mia
madre 1 volta alla settimana se va bene altrimenti stiamo mesi senza
sentirci. Spesso litighiamo perché io sono nervosa e non accetto più
quello che mi dice. Mi sento paragonata agli altri, è sempre migliore
l’altro rispetto a me. Mi sento una nullità, ciò che dice lo sento
come un’accusa e mi sento in colpa per la mia scelta e a volte vorrei
scappare. Da piccola li ricordo disponibili con gli altri, mi sentivo il
sostegno della famiglia. Quando propongo di venirmi a trovare mi dicono
che non è il caso. Mia madre si sente una madre fallita e me lo dice. Mio
padre mi dice che il Piemonte è la regione migliore. Li ho sempre tenuti
lontano dai miei problemi che ho avuto qui perché non voglio che si
preoccupino, ma questo
non lo sanno. Quando ho accennato di ritornare a Torino erano felici e ora
mi rendo conto che ho sbagliato a illudermi. Ma mi sento tra l’incudine
e il martello. I miei suoceri sono brave persone anche se mi sento molto
esclusa. Nonostante abitino vicino sono venuti a trovarci 3 volte di
fretta. Mia suocera ha atteggiamenti che mi fanno irritare, tipo
coinvolgere in tutto il figlio, vivere per il figlio e non vedere gli
altri vicino me compresa. Vive per il figlio e io non esisto. Premetto che
mio marito non mi fa mancare nulla. Il comportamento di mia suocera mi
irrita talmente tanto al punto da eliminare i miei suoceri dalla mia vita
senza vietare a mio marito di andare da loro perché credo che i genitori
siano molto importanti.
Sono arrivata al punto di chiudermi a riccio senza considerare il mondo
esterno né chi mi sta accanto. Mi privo di tutti i piaceri della vita
sesso
compreso nonostante mio marito sia un uomo che mi appaghi molto. Sembra
quasi che mi punisca inconsciamente. A volte non accetto ciò che non vada
secondo i miei canoni, mi altero con me stessa e me lo tengo dentro. Prima
accettavo pensieri diversi, ero generosa, dolce, pacata, tranquilla,
ascoltavo tutti, ora sono arrabbiata con il mondo, debole, sucube degli
altri, insicura e non ho idee. Non dico le mie opinioni, non ho mai niente
da dire, ho paura di sbagliare a parlare e sto male anche fisicamente
(colite: devo sottopormi al clisma opaco ad ottobre).Non riesco a stare
con gli altri e non so letteralmente cosa dire. Mi informo su quotidiani e
dimentico immediatamente le notizie. Praticavo diversi sport, ora nemmeno
sci ed equitazione che adoro. Mi nego tutto ciò che è amore. Quando mio
marito si avvicina a me mi irrigidisco e mi viene da piangere perché mi
esprime amore. Non riesco a dare amore perché quando lo do piango.
L’unica mia via di svago è la televisione, mi distoglie la mente, ma
ammetto che rincitrullisce. Quando mio marito mi propone qualcosa è un
netto no anche se sono d’accordo in ciò che dice. Non riesco ad essere
propositiva, accetto tutto ciò che mi si dice e sto male se ciò che si
era deciso di fare non si fa più per mille motivi. Mi chiudo e mi tengo
la rabbia dentro di me. Quando non sono fagocitata dagli eventi esterni
sono allegra, sorridente, pimpante, socievole e anche piacevole a dire da
mio marito. Ho sbalzi di umore da un attimo all’altro appena succede
qualcosa che la mia mente non accetta. Sto cadendo in un vortice.
Lavorativamente parlando cambio spesso lavoro perché le aziende usano i
contratti interinali. Gli stipendi sono medio alti, ma ricominciare da
capo porta stress, tensione e una settimana di ferie all’anno non
rilassa la mente e il fisico. Inizio ad avere paura di andare a lavorare.
Ho lavorato per lungo periodo anche come bancaria e lo stile di vita era
alto (i miei non mi hanno dato la soddifazione di dirmi qualcosa di
carino), ma il giorno prima del termine del contratto mi hanno lasciato a
casa. L’interinale prevede il tempo determinato nonostante mi avessero
quasi garantito l’assunzione. Sono andata da una psichiatra, ma
gentilmente mi ha dato dei nominativi di psicoterapeute donne.Mi sono
rivolta a Voi per sapere cosa posso fare. Vorrei autostimarmi, imparare a
stare con gli altri, eliminarmi i sensi di colpa, ritrovare il piacere del
sesso, se rivolgermi ad un sessuologo, al ginecologo. Io e mio marito
abbiamo pensato a corsi yoga, tibetani, al tantra insieme. Io so solo che
ho bisogno di fare qualcosa di delicato e a piccoli passi. Le confesso che
anni fa ho avuto un aborto con un altro uomo che amavo molto e mio marito
ne è a conoscenza. Lui è lo stereotipo del bello che ho inculcato nella
mia mente e che vorrei eliminare, uomo che si è lavato le mani davanti ad
una gravidanza. Mio marito è l’opposto, ma a volte ne paragono la
bellezza e mi detesto. So che è una ferita che non si rimargina, ma non
posso vivere con l’incubo del passato. In fondo ho un cuore tenero,
buono, sono generosa, vorrei trovare l’altra me stessa che si è
nascosta, Mi sembra di vivere due me stesse opposte.
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